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La Chiesa, le "Iene" e l'aborto
Lettera aperta a tutti i nostri collaboratori, ai simpatizzanti e a coloro che partecipano alle nostre iniziative sul territorio riguardo al servizio trasmesso il 14 febbraio 2018 durante la trasmissione "Le Iene" 
 
 
 
Carissimi fratelli,
sentiamo di doverVi esprimere alcune considerazioni riguardo al servizio televisivo andato in onda ieri sera durante la trasmissione “Le Iene”  su fatti che sarebbero avvenuti all’interno del territorio della nostra diocesi (clicca qui per visualizzare il video).  Secondo quanto riportato in televisione una giovane donna avrebbe intrattenuto una relazione con il parroco, don Giuseppe Leone, e dopo poco tempo ne sarebbe rimasta incinta. Di fronte alla gravidanza inattesa il presbitero e il vescovo di allora, Mons. Salvatore Nunnari, avrebbero  suggerito alla giovane di abortire o di lasciare la zona, perché la nascita del bambino sarebbe stata  un duro colpo per la Chiesa locale.
Nell’esporre i fatti abbiamo ritenuto opportuno coniugare i verbi al condizionale, in quanto di certo non c’è effettivamente nulla, a parte la dolorosa ammissione della giovane di aver abortito il bambino e l'aggressione subita dalla troupe televisiva da parte di persone che, nel video, vengono qualificate come familiari di don Giuseppe. La notizia della morte del bambino è quanto più ci sconvolge. In Italia, dopo l’approvazione della legge n. 194/1978, sono stati uccisi circa sei milioni di bambini, ed ogni nuova morte, lungi dal procurare assuefazione, ingigantisce il dolore per questa mostruosità e rinvigorisce la nostra determinazione a contrastarla.  Quanto agli altri aspetti della vicenda prendiamo innanzitutto atto che a parere dei conduttori della trasmissione “Le Iene” sia un fatto grave il suggerire ad una donna di abortire. Li avevamo lasciati a lamentarsi addirittura dell’esistenza dell’obiezione di coscienza per il personale sanitario  (puntata dell’8 marzo 2017), e dunque non possiamo che congratularci per il significativo passo in avanti compiuto. Dal loro servizio traspare anche il sottinteso riconoscimento della necessità che la Chiesa Cattolica si spenda per contrastare questa pratica terribile, che non cessa di essere ingiusta solo perché consentita dalla legge. Magari l’aver  trasmesso in televisione una storia simile proprio la sera della “festa degli innamorati” potrebbe apparire a molti come una malizia comunicativa di cattivo gusto, ma restiamo convinti che ogni occasione sia buona per ribadire quanto l’aborto sia sbagliato. Quanto alla veridicità dei fatti narrati, teniamo a ripetere che la stessa è in realtà tutta da appurare, e se davvero ci affidassimo ai processi televisivi avremmo parecchio da temere per il nostro futuro. Anche se le reazioni di Mons. Nunnari e don Giuseppe Leone potrebbero aver lasciato qualcuno un po’ perplesso, perché negli spezzoni dei video trasmessi appaiono in difficoltà di fronte alle serie di domande che gli vengono rivolte, ci preme evidenziare che si tratta  di persone  certo non abituate a dover rispondere ad accuse così gravi, tanto meno di fronte a una telecamera, e ci sembra umanamente comprensibile che si trovassero a disagio. Appare chiaro che se i fatti fossero veri sarebbero di estrema gravità, ma a questo proposito sentiamo di poter testimoniare direttamente di non aver trovato una pietra di inciampo negli scandali avvenuti in passato nella nostra diocesi ma, al contrario, di averne ricavato uno stimolo a un maggiore impegno nel testimoniare il Vangelo. La Chiesa è il corpo di Cristo e continuiamo a credere che se alcune membra venissero meno sarebbe compito delle altre impegnarsi maggiormente per la Gloria di Dio. Non essendo possibile seguire Nostro Signore se non nella verità auspichiamo, dunque, che venga fatta al più presto chiarezza sulla vicenda da parte delle autorità ecclesiastiche competenti. Nell’attesa che ciò avvenga vorremmo chiederVi di unirVi alle nostre preghiere per il bambino ucciso, che ha patito la pena più grande senza avere nessuna colpa,  così come per la  fede di noi tutti che siamo stati battezzati. Premesso il nostro dispiacere e la vicinanza a chiunque si trovi ad affrontare una situazione di difficoltà, neppure possiamo esimerci dal rilevare che seguire davvero Cristo implica il non accettare di intrattenere relazioni intime con un presbitero e tanto meno di abortire. A questo proposito ricordiamo che, secondo la legge italiana (cfr. art. 30 c. 1 DPR n. 396 del 3 novembre 2000), la madre può scegliere di far nascere il bambino restando anonima e rendendolo adottabile. Anche se un genitore non dovrebbe mai abbandonare il figlio, la scelta del parto anonimo risulta un’alternativa senza dubbio preferibile all’aborto. Siamo infatti fermamente convinti che lo scandalo per la nostra Chiesa locale non sarà mai costituito da una culla piena, ma dai nostri cuori vuoti. Preghiamo quindi Dio affinché ce li ricolmi della Sua Grazia.
Un saluto fraterno in Cristo

Cosenza lì 15 febbraio 2018

Luigi Spinelli
Coordinatore generale progetto Marco 16 
 
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